Silvia Jauch

La risposta parla francese

Muoveva i fianchi, gesticolava selvaggiamente con le mani e parlava con ardore e accento francese di tecniche di respirazione. Io sedevo lì e mi sentivo capita, ma allo stesso tempo percepivo il rossore salirmi alle guance mentre la mia terapista sessuale illustrava in modo disinvolto la giusta tecnica di respirazione da adottare durante l’attività più bella del mondo. Ora vi starete probabilmente chiedendo come mi sono ritrovata in una situazione simile. Su questo vi dirò di più in seguito...

La risposta parla francese
Silvia Jauch
11.02.22

Pochi argomenti sono così sfaccettati e allo stesso tempo pieni di tabù come la nostra vita sessuale. La maggior parte di noi ne ha una: alcune la vivono, altre la sognano, ad alcune non piace, altre ancora ne diventano dipendenti. Alcune godono in silenzio, altre a voce alta. A volte la sessualità diventa una professione o viene vissuta come una forma d’arte, ed è in continua evoluzione e mutamento, sia in termini di tendenze sociali che dal punto di vista personale.


Vi è tuttavia un aspetto della sessualità che viene dimenticato nonostante l’ampia trasparenza su questo tema: di solito una vita sessuale soddisfacente non ci viene regalata né tantomeno fornita corredata di un manuale di istruzioni e di una garanzia. Al contrario, bisogna imparare a viverla, con tutti i sensi a disposizione. E a questo proposito giocano un ruolo fondamentale lo spirito del tempo attuale, la salute fisica e mentale e il partner. È vero che oggi, grazie all’era dell’informazione, siamo più aggiornate e preparate rispetto alle generazioni precedenti e abbiamo abbattuto alcuni tabù. Allo stesso tempo, però, viviamo in un’epoca estremamente complicata in cui siamo bombardate da molteplici influenze e tendiamo a fare continui confronti con le altre. Questo ci porta a tirare indentro la pancia e ad abbassare le luci quando siamo a letto, in modo che il partner non noti la nostra cellulite.

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Ma torniamo alla situazione in cui sedevo davanti alla terapista sessuale con le guance rosse. Come ci sono finita? Mi è successo qualcosa che di certo non ti aspetti possa accadere a vent’anni appena compiuti: ho dovuto subire diverse operazioni proprio alla parte del mio corpo che prima associavo a sensazioni unicamente femminili, positive e piacevoli. Soffrivo di una malattia ostinata che si diffondeva proprio sotto la pelle sensibile di quella zona e non ne voleva sapere di lasciarmi in pace nonostante i vari interventi. Solo dopo un anno e mezzo, «laggiù» è tornata finalmente una calma salutare, anche se non potevo dire lo stesso della mia autostima. Mi sentivo un incrocio tra un vampiro e la figlia di Frankenstein con qualche chilo in più sui fianchi e rischiavo di non voler vivere mai più la mia intimità alla luce del sole. E qual era il motivo? Perché mi vedevo completamente diversa da come madre natura mi aveva creato, non riconoscevo più la mia pancia piatta di una volta e la zona «là sotto». Così mi sono decisa ad andare da una terapista sessuale, idea che si è rivelata una vera e propria svolta.


Grazie ai suoi suggerimenti, ho iniziato a cambiare modo di pensare e a mettermi in discussione, riflettendo ad esempio sul perché tentavo scioccamente e inutilmente di tirare indentro la pancia durante i momenti romantici, o sul motivo per cui mi impegnavo al massimo per evitare di fare rumori fastidiosi. Come dimenticare poi l’immancabile controllo del trucco. Mamma mia, a quale stress enorme mi sottoponevo ogni volta! Per non parlare della preoccupazione di espormi alla luce impietosa del sole, che metteva in evidenza ogni imperfezione e la mancanza di simmetria, e dei dolorosi tentativi di depilazione con cera e pinzette. Una vera tortura!

LA RISPOSTA CHE HO TROVATO GRAZIE ALLA TERAPIA È STATA MERAVIGLIOSA NELLA SUA SEMPLICITÀ: L’AMORE NON HA BISOGNO DI IDEALI!


Ho smesso di girare intorno al discorso, ora dico le cose chiaro e tondo come stanno: per molto tempo ho considerato la sessualità perfetta, solo se io mi vedevo perfetta in quella situazione. A coloro che oggi mi condannano per la mia superficialità, vorrei chiedere gentilmente di leggere il mio prossimo articolo di blog («40 – so what!»). Lì troverete delucidazioni più dettagliate (e imbarazzanti) sugli anni precedenti la nascita del termine body positivity. Ci sono stati tempi in cui si tendeva a evidenziare di proposito gli occhi con tratti di kajal affilati come rasoi. E altri in cui andavano di moda i jeans a vita bassa che lasciavano i reni scoperti e congelati in pieno inverno, mentre chiunque per strada poteva ammirare il perizoma con gli strass che faceva capolino. Eh sì, quei tempi sono esistiti, e io ne sono (purtroppo) una testimone.


Ma torniamo al nostro argomento: ogni cosa ha il suo lato positivo, e così è stato per la mia snervante malattia che mi ha condotto da questa grandiosa terapista. Tutta la vicenda mi ha costretto a mettere in discussione me stessa e la mia tendenza al body shaming e a prestare attenzione e riflettere sulle parole smaliziate della terapista sessuale.


Il sesso dovrebbe essere un’esperienza piacevole per me e la persona che amo, anche con difetti, pancia molle, gambe non rasate e rumori inaspettati. Può essere selvaggio o innaffiato di risate, perché nella vita vera non succede come nelle scene inverosimili di «9 settimane e mezzo» (avremmo fatto un balzo indietro negli anni ‘80), ed è per questo che è reale! Autentico è bello perché è spontaneo e sincero. Non c’è tempo di fermarsi a riflettere su come dovrebbe essere, si fa e basta (nel vero senso della parola), ed è proprio qui, in fin dei conti, che sta la magia più grande. Questo è appunto l’obiettivo che perseguiamo con i nostri Beldona Talks: spronare voi e noi tutte a osare di più, incoraggiandoci a vicenda ad ascoltare la nostra voce interiore e non solo quello che gli altri dicono, pensano o si aspettano.








E, NEL CASO CI FOSSE BISOGNO, CI SONO SEMPRE UNA FRANCESE DAL TEMPERAMENTO FORTE E UN ACCENNO DI ROSSORE SULLE MIE (O VOSTRE) GUANCE...

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