Empowerment

Empowerment

Sarah Akanji è politica e calciatrice, attivista e columnist. Parliamo con lei di empowerment, diritti delle donne e di come imparare a gestire le pressioni esterne. Troppo spesso, infatti, ci orientiamo su ciò che viene considerato vincente. Eppure, dovremmo fare ciò che ci rende felici, a prescindere dalle opinioni e dalle aspettative delle altre persone. Perché la vita cambia quando si smette di vivere per gli altri.

Sarah Akanji

Hai «potenza», perseveranza, sei impegnata a favore delle pari opportunità e sei attiva in politica. Ti guardiamo e ti ammiriamo per tutto ciò che fai. Tu come ti vedi?

Impegnarmi a favore dell’uguaglianza e delle pari opportunità è qualcosa che mi sta molto a cuore. Penso che per farlo ci sia bisogno di «potenza» ed è proprio ciò che voglio metterci. Questo non vuol dire però che io riesca a dare sempre il massimo della potenza. Ogni tanto ho bisogno anch’io di ricaricarmi. Certo, ci vogliono forza ed energia, ma per quanto mi riguarda credo che valga la pena impiegare queste risorse per poter ottenere un cambiamento così significativo.


Come donna hai seguito una strada poco convenzionale. Hai una carriera da calciatrice. Cosa ne pensavano le persone intorno a te, ti hanno sempre sostenuta?

Le persone più vicine, la mia famiglia, mi hanno sempre sostenuta perché per loro era importante che seguissi le mie passioni. Per il resto, nell’ambiente in cui sono cresciuta mi hanno fatto capire che essendo una ragazza in fondo non avrei perso molto facendo la calciatrice. Pensavano che, se avessi davvero voluto farlo, avrei dovuto investire il doppio delle energie ed essere più forte degli altri per essere accettata.


Cos’è per te l’empowerment?

Empowerment per me significa essere fonte d’ispirazione con la propria esperienza e motivare altre persone ad ascoltarsi e a impegnarsi per ciò che ritengono giusto. Allo stesso tempo credo implichi anche il parlare delle risorse necessarie affinché si possa davvero seguire la propria strada. Secondo me occorre guardare le due facce della medaglia: da un lato bisogna avere fiducia in se stessi e incoraggiare altre persone a fare ciò che amano, dall’altro serve una struttura adeguata, un sistema efficiente che consenta di realizzare il progetto.


Ci sono anche altri tipi di empowerment? Anche le piccole conquiste personali possono rientrare nel concetto di empowerment?

Assolutamente sì. Trovo che sia molto utile e importante a qualsiasi livello sperimentare l’empowerment nella quotidianità e non solo raccontare pubblicamente quali conquiste si sono ottenute. Empowerment significa sostenere qualcun altro e non lo si può misurare in base al numero di persone che si riesce a raggiungere. L’empowerment comincia, ad esempio, già tra fratelli e sorelle, quando ci si dice «stai andando alla grande, continua così». Oppure anche nella propria cerchia di amici, aiutandosi, sostenendosi, essendo presenti e dicendosi ogni tanto «vai bene così come sei».



SONO DELL’IDEA CHE DOBBIAMO SEMPRE CONTINUARE A LOTTARE PER L’UGUAGLIANZA A OGNI LIVELLO E IN OGNI AMBITO PERCHÉ SAREBBE UN ERRORE CREDERE DI AVERCELA GIÀ FATTA.
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Il femminismo ha permesso di aprire tante porte, ma per molte altre dobbiamo ancora trovare le chiavi giuste. Per quali, ad esempio?

Servono modelli, una maggiore presenza di donne nella sfera pubblica che ottengano riconoscimenti per le loro conquiste, anche riguardo al passato. Abbiamo inoltre bisogno di parità salariale, pari opportunità di sviluppo e promozione, accesso a cariche pubbliche. So, ad esempio, che alcune società calcistiche escludono le ragazze solo per il fatto di essere femmine. Sono dell’idea che dobbiamo sempre continuare a lottare per l’uguaglianza a ogni livello e in ogni ambito perché sarebbe un errore credere di avercela già fatta.


Secondo uno studio, l’81% delle donne afferma di fare di più del partner in casa. Che cosa ne pensi?

Non conosco queste cifre, ma credo che il lavoro familiare includa molto di più di quanto si pensi. Ci sono un sacco di cose da organizzare e poter staccare la spina a fine giornata non rientra tra queste. Penso che spesso si sottovaluti quanta energia richieda tutto questo. Il lavoro familiare meriterebbe maggiore considerazione e andrebbe riconosciuto come lavoro.


Qual è la tua formula per realizzare i propri desideri e obiettivi?

Per prima cosa è essenziale ascoltarsi a fondo e capire chi siamo e cosa vogliamo ottenere. E poi perseguire questo obiettivo, senza preoccuparsi di cosa pensa la società. Bisognerebbe chiedersi «che cosa voglio nella vita, cosa voglio adesso?» e non lasciarsi bloccare dagli ostacoli, ma piuttosto cercare di superarli, prendendo tutto questo come una sorta di sfida. E nel frattempo ci si dovrebbe assolutamente concedere qualche pausa e un po’ di relax.


Da Beldona il nostro obiettivo è capire le esigenze delle donne e trovare delle risposte. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Non ho nessun vero obiettivo a lungo termine, mi chiedo piuttosto cosa voglio in questo momento, cosa mi affascina, mi appassiona, mi entusiasma, e vado in quella direzione. Un obiettivo che però mi accompagna nella vita è il desiderio di ispirare e incoraggiare altre persone, dare loro fiducia, affinché possano avere a loro volta fiducia in se stesse.


Quale messaggio vorresti dare alle ragazze?

Se amano giocare a calcio devono assolutamente continuare. (Ride) E direi loro che sarà una dura battaglia e non sarà sempre facile, perciò non devono arrendersi. Credo che per ogni persona sia importante scoprire cosa vuole e cosa le piace, perché quando si ha ben chiaro in mente questo, allora si trova la forza necessaria per perseguire i propri obiettivi. Questa forza aiuta anche a riconoscerci tutti come individui con esigenze diverse e strade differenti e va bene così. Mi sembra importante raccontare qual è la strada che ho percorso io, anche se magari non è quella giusta per altre persone. Le nostre differenze e la nostra varietà ci rendono una società profondamente preziosa in cui possiamo stare bene insieme.

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