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Natale con silvia

Per me il Natale è sempre stato una piccola sfida: aspettative, regali e buon umore dovevano palesarsi all’istante dopo lo stress dei primi 24 giorni di dicembre. E, non appena le giornate natalizie volgevano al termine, indossavo nuovamente gli indumenti sportivi che nel frattempo erano diventati strettini, pianificando il Capodanno. In un certo qual modo ricordo con piacere questi momenti, ma la vera sensazione natalizia era comunque oppressa dalla coscienza sporca dopo il decimo biscotto e la palestra. È cambiato qualcosa quando è nata mia figlia e io ogni anno mi emozionavo sempre accendendo la prima candela a dicembre.


E così, fare i biscotti e appendere le catene luminose è diventata una tradizione, incoronando il cammino lungo il caloroso mondo delle giornate natalizie in arrivo. Come dimenticare gli sguardi meravigliati nei confronti di ogni lucente pallina sull’albero di Natale, mentre la famiglia intorno scattava foto o tentava di liberare il povero abete dalle piccole dita appiccicose. A volte non potevo fare a meno di ridacchiare fra me e me: era dunque questa la mia meta, pantofole anziché tacchi e solo un bicchiere del vino dolce da dessert, in modo da potermi godere anche la mattina di Natale del giorno dopo. La gioia indescrivibile di nonni, zie e zii al cospetto della prole con pannolino irradiava una luce che non aveva nulla da invidiare a quella dei cinque festoni che addobbavano l’albero. Con ogni Natale che passava, cresceva in me la consapevolezza di come la vita «viva» e i momenti siano effimeri. I bambini crebbero e con loro la coscienza di come tutto, in effetti, sia transitorio. 

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E, con tutti questi piccoli cambiamenti che sono giunti in punta di piedi nella mia vita sconvolgendola da cima a fondo, anche io col tempo mi sono lasciata andare. Abbiamo quindi sfornato delizie senza considerare le calorie, né contare i biscotti mangiati. E abbiamo conferito loro un nuovo splendore grazie a vecchi ricordi: canzoncine dell’infanzia, storie natalizie e le ricette della nonna per la torta di cioccolato si sono trasformate in realtà per far brillare di gioia gli occhi dei bambini. 


Mi ricordo perfettamente di un momento specifico: sedevamo al tavolo, era la sera di Natale. Regnava un’atmosfera rilassata e mia figlia faceva le coccole alla nonna, tutta felice. Senza che noi ce ne accorgessimo, nel frattempo il mio patrigno aveva tirato fuori da sotto il tavolo il cavallino di legno e lo posò con impeto sopra al resto del dolce, come se l’animale fosse diventato in carne e ossa. Tutti si spaventarono e io, senza parole, aspettavo già che mia figlia cominciasse a piangere, ma non successe nulla: si mise a ridere, col sorriso più bello e felice che solo i marmocchi di un anno sanno concepire, e con quella risata ci contagiò tutti. In quel momento li guardai tutti, felice di aver raggiunto la pace dei sensi in quell’attimo meraviglioso. Non avevo più i piedi infreddoliti e sicuramente questo non era dovuto solo alle pantofole calde.


Ora mia figlia è sulla soglia dell’adolescenza e io ho quasi dieci anni in più. Sono cambiate alcune cose, come ad esempio il mio codice d’abbigliamento per il giorno dopo. Adesso preferisco indossare capi loungewear femminili anziché costringermi nei pantaloni da jogging di un tempo, diventati ormai troppo stretti. E anche il Natale è un po’ diverso da allora. Si percepisce già mentre addobbiamo l’albero con fiori e fiocchetti, ascoltando le vecchie canzoni natalizie. E sotto all’albero non ci sono più così tanti regali come quando io ero bambina, bensì cerchiamo di farci a vicenda un pensiero davvero utile e sostenibile. 

Silvia Jauch
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Se all’inizio della nuova tradizione ci mancavano idee, donavamo alla HEKS galline, caprette e materiale scolastico. Ora, non di rado sotto l’albero finiscono un paio di maialini, pompe d’acqua e aie. Mia figlia adesso è fieramente al timone di questa nuova tradizione e ogni anno non vede l’ora del momento in cui siamo online e pensiamo a chi possa ricevere il tenero maialino. E, malgrado le nuove usanze, continuiamo a sfornare (e sgranocchiare) biscotti a volontà secondo le antiche ricette, e non posso fare a meno di pensare alle mani piene di farina di mia nonna. 


Tutti i miei ricordi d’infanzia confluiscono nel nostro Natale moderno e creano la tradizione più importante che non perderemo mai: un connubio di amore, vicinanza e sicurezza. Questa tradizione continua a essere parte di noi, per i nostri cari che ci hanno già salutati, e cresce per tutti coloro che condivideranno con noi altre meravigliose esperienze.

CON OGNI NATALE CHE PASSAVA, CRESCEVA IN ME LA CONSAPEVOLEZZA DI COME LA VITA «VIVA» E I MOMENTI SIANO EFFIMERI. I BAMBINI CREBBERO E CON LORO LA COSCIENZA DI COME TUTTO, IN EFFETTI, SIA TRANSITORIO.

I preferiti di natale di silvia

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