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Essere donna, restare donna

Anche in assenza di malattia, i cambiamenti esteriori incontrollabili rappresentano una sfida a livello fisico. Qualche piccola sfida nella vita di ogni giorno, come un paio di chili di troppo, un mix di colori troppo azzardato dal parrucchiere o una scottatura sul naso è capitata a molti di noi. Anche gli aneddoti di una mamma sulla figlia adolescente, che si lamenta del trucco venuto male per andare a una festa, ricevono sempre molti attestati di solidarietà. I nostri occhi percepiscono stimoli ottici, scorgono asimmetrie, colori, disegni e particolarità. Così possiamo riconoscere le differenze che, combinate con il nostro gusto e le nostre preferenze, contribuiscono spesso a formare anche la nostra opinione personale. L’esito di solito è «mi piace» oppure «non mi piace».

Essere donna, restare donna
Martina Bayer
12.10.20

Il tuo aspetto esteriore, da solo, non ti rende una donna, ma ti aiuta immensamente a essere percepita come tale. Un corpo sano, che sia maschile o femminile, irradia vitalità e forza, presenta colori accesi e un metabolismo salutare, in grado di alimentare organi e sistema interno. Uno stile di vita attento, la cura di sé e la scrupolosità ci rendono persino più giovani. Dormendo a sufficienza e mangiando in modo equilibrato, il nostro sistema immunitario è in grado di occuparsi del mantenimento del corpo e della guarigione.


Se però la malattia si diffonde, la chimica del nostro organismo perde equilibrio e serve improvvisamente un surplus di risorse, che in parte vengono attinte anche dalle nostre riserve corporee. Nella lotta contro il cancro occorre mettere in conto questo tipo di cambiamenti, esterni e anche interni: alcuni di essi sono a breve termine (ad esempio la caduta di capelli, le unghie fragili, le caldane o altri disturbi del metabolismo), altri invece ci accompagnano nel corso degli anni (come neuropatia, sindrome da affaticamento o depressione); spesso poi tali alterazioni sono dovute agli effetti collaterali dell’assunzione di farmaci.


Se incontriamo una persona senza capelli, ciglia e sopracciglia, il più delle volte la nostra mente è subito indotta a pensare che questa persona sia malata. Talvolta scatta una sorta di empatia e la tendenza a interpretare a modo nostro, ad esempio pensando che la persona in questione stia male e provi persino dolore. Quando mi trovavo nella stessa situazione, ricordo che gli sguardi dicevano molto più delle parole, e con maggior autenticità. Poco importa che siano sguardi interrogativi, compassionevoli o addirittura consapevoli, ad ogni modo sono sguardi inequivocabilmente rivolti a te. Credo di poter affermare che dietro a tali sguardi meravigliati non ci sia alcuna cattiva intenzione, ciononostante fanno davvero male. Sono la dimostrazione che la malattia è visibile agli occhi altrui. Sono per così dire il riscontro della tua malattia, che si fa largo dietro le quinte.


Cosmesi, cura di sé, make-up, scarpe, moda, gioielli, wellness, chiome perfette... ci sono tantissime fonti di gioia nella vita di una donna. Per alcune donne, ad esempio, andare dal parrucchiere o fare la manicure è un segno tangibile di benessere e un modo per scaricare lo stress. Per me lo erano gli appuntamenti allo studio di ricostruzione delle unghie, le lunghe sedute wellness e i massaggi. Era una sorta di ricompensa per una settimana stancante.

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Quando ci si ritrova a fare i conti con una malattia mortale, molte di queste gioie finiscono nel dimenticatoio. Si prende dimestichezza con dei compiti nuovi ed è necessario attuare misure di prevenzione per evitare ulteriori danni o debilitarsi. Possiamo quasi dire che dal programma wellness si passa alla modalità di contenimento dei danni. Un po’ come passare dalla crema corpo setosa dalla fragranza iper sexy a un prodotto per la cura della pelle delicato e privo di profumi. Oppure rimpiazzare il fantastico trattamento peeling con un detergente delicato o con le creme lipidiche per rinforzare la barriera cutanea. È soprattutto la chemioterapia ad aggredire la pelle, comprese le membrane mucose. Le nuove cellule vengono distrutte molto velocemente, non solo quelle malate, ma, purtroppo, anche quelle cellule necessarie per il rinnovamento. È dunque fondamentale evitare, per quanto possibile, irritazioni, ferite e infiammazioni.

È PIUTTOSTO SENTIRSI BENE ED ESSERE FORTE, E SOPRATTUTTO ESSERE VISTA PER QUELLO CHE SI È. SENTIRSI FEMMINILI HA MOLTO A CHE VEDERE COL SENTIRSI BENE NELLA PROPRIA PELLE.

È piuttosto sentirsi bene ed essere forte, e soprattutto essere vista per quello che si è. Sentirsi femminili ha molto a che vedere col sentirsi bene nella propria pelle. Il mio motto era agire attivamente sulla gestione degli effetti collaterali e non lasciare tutto in mano al cancro... ad esempio: 

  • Decidere in prima persona quando e come tagliare i capelli, senza assistere inerme allo loro caduta quotidiana.  
  • Informarsi se è il caso di effettuare un microblading, in modo da avere almeno i contorni tratteggiati delle sopracciglia e truccarsi più facilmente. 
  • Aguzzare l’ingegno per capire come truccarsi con discrezione per apparire più sana (certi giorni il cancro ti fa sembrare più malata di quanto tu non ti senta in realtà). 
  • Curare le membrane mucose sin dall’inizio; una volta irritate, danno soltanto fastidio. 
  • Prendersi cura della pelle il più possibile ed evitare ogni tipo di escoriazione, ferita o altre lesioni di cui il tuo corpo dovrebbe farsi carico. 
  • Valutare se è il caso di ricorrere a una parrucca.
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Nel mio caso non è stata solo la chemioterapia a cambiare il mio aspetto. La mastectomia, ovvero l’amputazione del seno, è stata senza dubbio la prova più dura della mia esistenza. I «problemini» di prima (passatemi il termine, me lo posso permettere!) non erano nemmeno lontanamente paragonabili al restare senza un seno da un giorno all’altro. Al di là della differenza di peso e dell’asimmetria, l’impatto maggiore è sul piano psichico. La mia immaginazione partoriva ogni giorno nuovi popolarissimi scenari e questi nuovi tormenti interiori andavano prima di tutto sviscerati. Il fatto di guardarsi allo specchio e di familiarizzare con la nuova situazione è stato presto fatto, ma devo ammettere che la faccenda si è fatta molto più seria quando si è trattato di mostrarmi al mio compagno.


La propria vulnerabilità, lo choc degli eventi legati alla malattia e la paura del rifiuto possono portare a chiuderti in te stessa. Per fare pace col proprio corpo ci vuole un po’ di tempo... tempo che va concesso anche al partner. Non dobbiamo assolutamente pensare che tutto tornerà presto come prima, perché non è possibile. Che ci si accinga ad affrontare una ricostruzione mammaria, si decida di vivere con un solo seno oppure ci si sia già sottoposte all’intervento di ricostruzione e si aspetti la guarigione, queste diverse situazioni di vita sono tutte quante estremamente delicate e intime. Bisogna imparare a volersi bene di nuovo, per dare il benvenuto al nuovo aspetto. Solo allora potremo invitare un’altra persona a vivere questo viaggio insieme a noi. Solo allora potremo a mio avviso sorvolare sul fatto che le prime reazioni al nostro nuovo décolleté non siano esattamente come si augurava la nostra autostima.

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